Il football con Kharma: George Best

IlfootballconKharma:GeorgeBest> Era un brasiliano travestito da irlandese. Aveva la follia innocente di Garrincha e il senso di colpa di un europeo. Non gli ci volle molto per dimostrare agli altri il proprio valore. Però gli fu impossibile dimostrarlo a se stesso. Vinse, ma non se ne accorse. Perse, ma non se ne accorse. Una notte fece l'amore con sei donne. Un giorno al Northampton fece sei gol. La sua carriera vera, prima di emigrare negli Stati Uniti, durò sei anni. Poco, tutto velocissimo, come un rock' n' roll di tre minuti.
Il primo passo dell'alcolista per guarire è ammettere la propria malattia: Best l'ha ammessa da sempre ma non è mai guarito. Raccontava del suo ingaggio ai Los Angeles Aztecs, un'altra umiliazione, non umana ma tecnica, e del fatto che gli avevano trovato una casa vicino al mare. "Ma per arrivare all'Oceano dovevo passare davanti al bar. Non sono mai arrivato all'acqua".



George Best con Ryan Giggs








E' classe cristallina. Best in azione nel suo inconfondibile stile.



Il 25 novembre ultimo scorso il pensiero, velato di tristezza, di tanti sportivi è riandato a quel giorno di quattordici anni fa che vide morire in un letto d'Ospedale a Londra  George Best ritenuto il miglior calciatore nordirlandese della storia e uno dei migliori calciatori di tutti i tempi. In me è vivo il  ricordo di un talento unico che è riuscito ad emozionare come pochi prima e dopo di lui con le sue magie autentiche prodezze in campo. Sedicesimo nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo IFFHS e ottavo nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer nel 2004 è stato inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori della storia, stilata in occasione del centenario della FIFA.
Nel novembre del 2005 finiva quindi la sua lunga agonia di trentatré anni, perché George Best ha cominciato a morire quando a 26 anni, nel ' 72, già aveva deciso di ritirarsi, soffocato dal proprio talento, braccato dal proprio successo, annoiato dalle donne che poteva avere nel suo letto, compresa la Miss Universo con la quale fu sorpreso da un cameriere impiccione che si rivendette subito la storia, precisando che su quel letto oltre a Best e alla donna c'erano sparpagliate anche 20mila sterline, circostanze delle quali George non ricordava nulla. Era il giocatore che Manchester aspettava da quando l'aereo si era schiantato sulla pista di Monaco nel '58 uccidendo otto giocatori, era il giocatore che fu esaltato dalle prime dirette della Bbc, che poco dopo il suo arrivo avrebbe cominciato a trasmettere il Match of the Day, e le sue magie arrivarono in un istante in ogni angolo d'Inghilterra.




Best, Bobby Charlton, Denis Law.the Holy Trinity



Fu un'esplosione di meraviglia, che nutrì e fu nutrita dai cambiamenti degli anni '60, così che si trovò a interpretare, applicata sul campo di gioco, la parte che altrove recitavano Mary Quant, Carnaby Street, i Beatles (e si tagliò i capelli a caschetto intorno al '65, con i baffetti ricorderà un po' Ringo Starr e un po' George Harrison, fino a diventare appunto il "quinto Beatle"), i capelloni, il sesso, le droghe e l'alcool: una parte terribilmente pericolosa, dispendiosa, logorante per chi come lo sportivo ha bisogno di altri supporti, l'allenamento, l'autocontrollo, la disciplina, difficili da mantenere mentre il postino ti rovescia a casa migliaia di lettere di fan alla settimana, le offerte degli sponsor (e fu tra i primi a fare il testimonial, "Mangiate Cookstown Sausages", le Best-sausages, le salsicce migliori), le proposte di mettersi in affari (e aprì un negozio di vestiti con Mike Summerbee, un giocatore del Manchester City). "Ma come volevo strafare in campo così volevo strafare fuori" ammise più tardi, rivedendosi seduto sul cofano della sua Jaguar, la sua macchina preferita, probabilmente per distinguersi da James Bond che guidava l'Aston Martin.Tanti calciatori bevono, ma si disintossicano a forza di crossare dal fondo o di respingere di testa palloni destinati all'incrocio dei pali. Lui no. Era troppo bello e  troppo autolesionista. La storia del calcio inglese è piena di centrocampisti che si sono riempiti la pancia di birra, di stopper alticci e di attaccanti con la fissazione dei pub, ma Best fu più degli inglesi, più degli irlandesi, più degli altri che come lui vinsero il Pallone d'Oro.



Best con la maglia della Nazionale






George Best tra Nobby Stiles e Bobby Charlton


 E' facile pensare che la pressione su di lui, l'attesa delle sue meraviglie, alla fine l'ha travolto e che la sua magia, come spesso capita nel calcio, ha dato più agli altri che non a lui. Non l'hanno salvato gli amori, i suoi negozi di vestiti della swinging London, la sua Jaguar, non sono stati sufficienti a farlo diventare un uomo maturo. Il suo sogno, raccontato mille volte, era quello di superare in dribbling tutta una difesa, saltare anche il portiere, arrivare sulla linea di porta, fermare il pallone, chinarsi in ginocchio e sospingerlo in rete con testa. "Nella finale di Coppa dei Campioni contro il Benfica c'ero quasi riuscito. Avevo lasciato per terra il portiere, ma poi non ho avuto il coraggio di completare il piano. Temevo che al boss venisse un infarto.
George Best ha venduto persino il Pallone d'Oro vinto nel 1968. "Non sono in miseria, non ho bisogno di denaro, però ho pensato che averne altro non sarebbe male. In banca, il trofeo non serve a niente. Se lo porto a casa me lo rubano. Se lo vendo, mi godo i soldi finché sono vivo". Invece di sbirciare un oggetto dorato nel buio di una cassetta di sicurezza, George Best ha deciso che la vita è un Pallone d'Oro da calciare fino all'ultimo respiro. E poi rotoli dove vuole, senza rimpianti.
Fonti varie
Marcello Spadola

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