Il Football di Marcello Spadola: "Jurek" Jerzy Kukuczka "Gigante tra i giganti"
Che le origini dell'Alpinismo risalissero al 18° secolo nella catena alpina l'ho appreso da poco, da quando cioè mi sono imbattuto in questo gigante tra i giganti decidendo di conoscerlo e farlo conoscere. Essendo vissuto prevalentemente in città di mare non avevo mai avuto la curiosità di saperne di più su quel mondo. Comprendere l'habitat di Jerzy Kukuczka che, con le sue imprese ha contribuito a sublimare questo sport e renderlo leggendario, è doveroso.
Le mie esperienze , al riguardo, risalgono a quando, appena quindicenne, villeggiavo sulle Dolomiti
Equipaggiato con scarpe da ginnastica e un bastone ricavato da rami spezzati e abbandonati nei boschi, mi avventuravo in scalate improbabili sostenuto solo da una sorta di incoscienza mista ad audacia e se vogliamo coraggio. Queste, unite ad altre qualità, di cui madre natura l'aveva dotato, consentirono a Jerzy di compiere scalate straordinarie. Sulla sua vita nel 2011 è stato scritto e diretto da Porebski un film che aiuta a mettere a fuoco questo personaggio per tanti versi unico. E’ sugli alti Tatra che, appena ventenne, si mette in evidenza come scalatore.
Dotato di fortissimo temperamento si preparava con grande costanza e con altrettanta determinazione.
Quando non arrampicava, lavorava presso l’Istituto minerario della sua città come tecnico elettricista.
Purtroppo viveva in un Paese che versava in difficili condizioni economiche e con il quale gli scambi di informazioni erano estremamente limitati. La preparazione e l’attività di Jerzy Kukuczka si sono
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pertanto sviluppate nel più assoluto silenzio. Il suo impegno era finalizzato ad ottenere dalle autorità del suo Paese la conferma ufficiale della sua idoneità e quel minimo di sussistenza che gli avrebbe consentito di raggiungere l’Himalaya, la terra che aveva sempre sognato.
Il nostro Gigante, "Jurek" come veniva affettuosamente chiamato Jerzy Kukuczka, ha vissuto la sua esistenza nella "gabbia" del sistema politico sovietico, che mandava in spedizione i propri alpinisti con mezzi tecnici e abbigliamento quasi primitivi, e con riserve alimentari molto scarse e razionate. Jurek nato a Katowice, Polonia il 24 Marzo del 1948 è morto nel Nepal nel 1989 . E' stato definito uno dei più grandi alpinisti del mondo e un accanito sostenitore delle salite in stile alpino in Himalaya, senza Fuso di ossigeno e disdegnando le imponenti e goffe spedizioni che erano tipiche di quegli anni. La cifra alpinistica di Jurek si riassume in poche significative parole: stile alpino, nuove vie, prime salite in solitaria e invernali. Kukuczka è stato uno dei simboli del grande alpinismo esplorativo e dell’avventura estrema. Il suo ricordo torna oggi alla ribalta spesso in relazione alle nuove sfide invernali, in auge negli ultimi anni anche grazie ai successi di Simone Moro e Denis Urubko. “Potendo scegliere – diceva in un’intervista -, io preferisco sempre la via che nessuno ha mai percorso.
Nel breve tempo di otto anni, Kukuczka salì gli Ottomila della Terra rispettando le regole di un gioco che ancor oggi è poco conosciuto e compreso.Un confronto che gli impose di salire quelle vette con l'umiltà e il rispetto di non rincorrere una triste collezione di vie normali, ma vie nuove e prime invernali. Seguendo questo suo modo di essere, sui giganti di 8000 metri ha aperto sette vie nuove e compiuto ben quattro prime salite invernali! Dotato di una perseveranza senza eguali e di una capacità di adattamento unica, in molte di queste incredibili imprese ha avuto come compagni alcuni tra i più grandi nomi dell'alpinismo mondiale come Wojtek Kurtyka, Krzysztof Wielicki e Carlos Carsolio. Per una decina di volte costretto a bivacchi di fortuna oltre la zona della morte.
Riporto qui le 15 vie aperte per le scalate agli 8.000 delle vette Himalayane. La sua morte avvenne proprio presso la vetta del Lhotze a 8350 mt, in inverno, durante quella scalata dal versante Sud.
1979 - Lhotse
1980 - Mount Everest
1981 - Makalu (solo)
1982 - Broad Peak
1983 - Gasherbrum II
1983 - Gasherbrum I
1984 - Broad Peak
1985 - Dhaulagiri
1985 - Cho Oyu
1985 - Nanga Parbat
1986 - Kangchenjunga
1986 - K2
1986 - Manaslu
1987 - Annapurna I
1987 - Shishapangma
1989 - Lhotse Unclimbed South Face in winter (died)
Antidivo per eccellenza, schivo, solido, senza stranezze né filosofie particolari, Jerzy, per anni, ha lavorato sodo finanziando la sua passione col doppio lavoro, senza conoscere sponsorizzazioni o introiti pubblicitari.
Ha certamente ragione Bonatti quando, scrivendo di lui e delle sue imprese, parlava di un alpinismo “pulito e leale”: “Proprio perché, nel suo esempio, c’è tutto il rispetto e la coerenza delle regole del gioco, che nell’alpinismo sono fondamentali…”.
Marcello Spadola
Le mie esperienze , al riguardo, risalgono a quando, appena quindicenne, villeggiavo sulle Dolomiti
Equipaggiato con scarpe da ginnastica e un bastone ricavato da rami spezzati e abbandonati nei boschi, mi avventuravo in scalate improbabili sostenuto solo da una sorta di incoscienza mista ad audacia e se vogliamo coraggio. Queste, unite ad altre qualità, di cui madre natura l'aveva dotato, consentirono a Jerzy di compiere scalate straordinarie. Sulla sua vita nel 2011 è stato scritto e diretto da Porebski un film che aiuta a mettere a fuoco questo personaggio per tanti versi unico. E’ sugli alti Tatra che, appena ventenne, si mette in evidenza come scalatore.
Dotato di fortissimo temperamento si preparava con grande costanza e con altrettanta determinazione.
Quando non arrampicava, lavorava presso l’Istituto minerario della sua città come tecnico elettricista.
Purtroppo viveva in un Paese che versava in difficili condizioni economiche e con il quale gli scambi di informazioni erano estremamente limitati. La preparazione e l’attività di Jerzy Kukuczka si sono
Il leggendario Jurek Jerzy Kukuczka |
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Jerzy "Gigante tra i Giganti" |
Il nostro Gigante, "Jurek" come veniva affettuosamente chiamato Jerzy Kukuczka, ha vissuto la sua esistenza nella "gabbia" del sistema politico sovietico, che mandava in spedizione i propri alpinisti con mezzi tecnici e abbigliamento quasi primitivi, e con riserve alimentari molto scarse e razionate. Jurek nato a Katowice, Polonia il 24 Marzo del 1948 è morto nel Nepal nel 1989 . E' stato definito uno dei più grandi alpinisti del mondo e un accanito sostenitore delle salite in stile alpino in Himalaya, senza Fuso di ossigeno e disdegnando le imponenti e goffe spedizioni che erano tipiche di quegli anni. La cifra alpinistica di Jurek si riassume in poche significative parole: stile alpino, nuove vie, prime salite in solitaria e invernali. Kukuczka è stato uno dei simboli del grande alpinismo esplorativo e dell’avventura estrema. Il suo ricordo torna oggi alla ribalta spesso in relazione alle nuove sfide invernali, in auge negli ultimi anni anche grazie ai successi di Simone Moro e Denis Urubko. “Potendo scegliere – diceva in un’intervista -, io preferisco sempre la via che nessuno ha mai percorso.
Nel breve tempo di otto anni, Kukuczka salì gli Ottomila della Terra rispettando le regole di un gioco che ancor oggi è poco conosciuto e compreso.Un confronto che gli impose di salire quelle vette con l'umiltà e il rispetto di non rincorrere una triste collezione di vie normali, ma vie nuove e prime invernali. Seguendo questo suo modo di essere, sui giganti di 8000 metri ha aperto sette vie nuove e compiuto ben quattro prime salite invernali! Dotato di una perseveranza senza eguali e di una capacità di adattamento unica, in molte di queste incredibili imprese ha avuto come compagni alcuni tra i più grandi nomi dell'alpinismo mondiale come Wojtek Kurtyka, Krzysztof Wielicki e Carlos Carsolio. Per una decina di volte costretto a bivacchi di fortuna oltre la zona della morte.
Riporto qui le 15 vie aperte per le scalate agli 8.000 delle vette Himalayane. La sua morte avvenne proprio presso la vetta del Lhotze a 8350 mt, in inverno, durante quella scalata dal versante Sud.
1979 - Lhotse
1980 - Mount Everest
1981 - Makalu (solo)
1982 - Broad Peak
1983 - Gasherbrum II
1983 - Gasherbrum I
1984 - Broad Peak
1985 - Cho Oyu
1985 - Nanga Parbat
1986 - Kangchenjunga
1986 - K2
1986 - Manaslu
1987 - Annapurna I
1987 - Shishapangma
1989 - Lhotse Unclimbed South Face in winter (died)
Antidivo per eccellenza, schivo, solido, senza stranezze né filosofie particolari, Jerzy, per anni, ha lavorato sodo finanziando la sua passione col doppio lavoro, senza conoscere sponsorizzazioni o introiti pubblicitari.
Ha certamente ragione Bonatti quando, scrivendo di lui e delle sue imprese, parlava di un alpinismo “pulito e leale”: “Proprio perché, nel suo esempio, c’è tutto il rispetto e la coerenza delle regole del gioco, che nell’alpinismo sono fondamentali…”.
Marcello Spadola
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