Il Cerebro connesso : L'uomo e l'Universo
Una lente cosmica svela un enorme ammasso di galassie. Si trova a 10 miliardi di anni luce dal nostro sistema solare ed è l’ammasso di galassie più massiccio mai osservato a questa distanza.
Tralasciando tutte le ipotesi scientifiche circa l’età dell’Universo, ciò che può interessare di più a noi è la vertigine, il capogiro, l’offuscamento del nostro cerebro che questa stupenda immagine provoca se contemplata per qualche minuto: non si tratta di una sezione di cielo con “moltissime” stelle, bensì di una sterminata e piccolissima porzione di Universo, distante miliardi di anni luce e contenente un ammasso di galassie ciascuna delle quali, se di piccole dimensioni, contiene a sua volta poche decine di… milioni di stelle, mentre se di grandi dimensioni giunge a contarne miliardi! Vertigine, capogiro, offuscamento del nostro cerebro: un ammasso di galassie che contano miliardi e miliardi di stelle in un’ampiezza di spazio incommensurabile e che a sua volta non costituisce che un’
infinitesima porzione di Universo!
Se riuscissimo ad intuire, o almeno a sospettare, quale Cerebro possa aver ideato questa immensità, ad un tempo meravigliosa e inquietante, potremmo scoprire il patetico niente dei pensieri ideati dal nostro piccolo cerebro, incapace di concepire e sostenere la galattica visione poiché tenacemente indaffarato nel restare come pallido sole al centro del proprio infimo cielo: “io” questo, “io” quello, secondo “me”, questo “è così”, quello “è cosà” ,per non dire del condizionamento esercitato dalla pagnotta, nell’ostentazione di una sicumera, non di rado acculturata, che di fronte all’Universo non può risultare che ridicola, e che un terremoto, insignificante ed impercettibile tremolio di fronte al movimento cosmico, basta a far naufragare.
E mentre nel suo sterminato pezzetto di cielo l’ammasso di galassie se ne sta in silenzio, forse allietato dalla “musica delle sfere” di pitagorica memoria, e armoniosamente connesso al Cerebro che lo ha ideato, su questo sputo di terra pressoché inesistente di fronte all’Universo, noi pensiamo, ideiamo, programmiamo, giudichiamo, stabiliamo, critichiamo, revisioniamo, pretendiamo, ci facciamo gli affari nostri e vivacchiamo fra svariate schiavitù ,frutto della conquistata “libertà” e del “progresso”, producendo una disgraziata anti-galassia di schiamazzo, confusione, smarrimento ed incertezza in cui "c’è chi può negarlo?" regna un certo qual malessere esistenziale grazie al quale sentiamo che ci manca qualcosa. Qualcosa che trascende incommensurabilmente il nostro piccolo cerebro. Qualcosa di galattico.
Se fossimo capaci di rinunciare in tutto e per tutto alla nostra striminzita attività cerebrale, potremmo, chissà, metterci in sintonia con la vibrazione del Cerebro cosmico ed acquisire cosi anche noi la capacità del Pensiero galattico, nel quale il tempo e lo spazio, con tutti i condizionamenti che ne derivano, sono definitivamente estinti. Non sarà a questo che siamo destinati? Non sarà per questo che il Cerebro cosmico ci ha ideati?
fonti varie
Marcello Spadola
Tralasciando tutte le ipotesi scientifiche circa l’età dell’Universo, ciò che può interessare di più a noi è la vertigine, il capogiro, l’offuscamento del nostro cerebro che questa stupenda immagine provoca se contemplata per qualche minuto: non si tratta di una sezione di cielo con “moltissime” stelle, bensì di una sterminata e piccolissima porzione di Universo, distante miliardi di anni luce e contenente un ammasso di galassie ciascuna delle quali, se di piccole dimensioni, contiene a sua volta poche decine di… milioni di stelle, mentre se di grandi dimensioni giunge a contarne miliardi! Vertigine, capogiro, offuscamento del nostro cerebro: un ammasso di galassie che contano miliardi e miliardi di stelle in un’ampiezza di spazio incommensurabile e che a sua volta non costituisce che un’
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Se riuscissimo ad intuire, o almeno a sospettare, quale Cerebro possa aver ideato questa immensità, ad un tempo meravigliosa e inquietante, potremmo scoprire il patetico niente dei pensieri ideati dal nostro piccolo cerebro, incapace di concepire e sostenere la galattica visione poiché tenacemente indaffarato nel restare come pallido sole al centro del proprio infimo cielo: “io” questo, “io” quello, secondo “me”, questo “è così”, quello “è cosà” ,per non dire del condizionamento esercitato dalla pagnotta, nell’ostentazione di una sicumera, non di rado acculturata, che di fronte all’Universo non può risultare che ridicola, e che un terremoto, insignificante ed impercettibile tremolio di fronte al movimento cosmico, basta a far naufragare.
E mentre nel suo sterminato pezzetto di cielo l’ammasso di galassie se ne sta in silenzio, forse allietato dalla “musica delle sfere” di pitagorica memoria, e armoniosamente connesso al Cerebro che lo ha ideato, su questo sputo di terra pressoché inesistente di fronte all’Universo, noi pensiamo, ideiamo, programmiamo, giudichiamo, stabiliamo, critichiamo, revisioniamo, pretendiamo, ci facciamo gli affari nostri e vivacchiamo fra svariate schiavitù ,frutto della conquistata “libertà” e del “progresso”, producendo una disgraziata anti-galassia di schiamazzo, confusione, smarrimento ed incertezza in cui "c’è chi può negarlo?" regna un certo qual malessere esistenziale grazie al quale sentiamo che ci manca qualcosa. Qualcosa che trascende incommensurabilmente il nostro piccolo cerebro. Qualcosa di galattico.
Se fossimo capaci di rinunciare in tutto e per tutto alla nostra striminzita attività cerebrale, potremmo, chissà, metterci in sintonia con la vibrazione del Cerebro cosmico ed acquisire cosi anche noi la capacità del Pensiero galattico, nel quale il tempo e lo spazio, con tutti i condizionamenti che ne derivano, sono definitivamente estinti. Non sarà a questo che siamo destinati? Non sarà per questo che il Cerebro cosmico ci ha ideati?
fonti varie
Marcello Spadola
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