Il Football di Marcello Spadola: Ryan Gibbs

Mai una parola scomposta è stata pronunciata da Giggs che è stato espulso infatti solo una volta in tutta la sua carriera!, mai telenovele infinite sui ritocchi d’ingaggio, mai “mal di pancia” di nessun genere. È il giocatore che ogni tifoso vorrebbe avere in squadra.  Pare un santo. Anche il suo discorso di addio non mostra nessun sentimento umano come la gioia o l’amarezza. È serafico proprio come un beato.Un santo però, non lo è mai nessuno. E così questa sua testarda, cieca fedeltà in campo crolla nella vita privata. Tradendo la moglie con sua cognata, quasi fosse stata un’apostasia di tutto quello che era stato e di tutto quello in cui credeva, sembrava aver compromesso tutta la sua reputazione. Un crollo drammatico perché gli uomini non sono disposti a perdonare facilmente, anche se facilmente dimenticano. Eppure con Giggs questo non è successo.


Ryan Giggs 

                                                                    

È come se lui fosse immune da qualsiasi critica, come se lui alla fine non fosse nemmeno umano. Ryan Giggs è stato eletto dai tifosi del Manchester United miglior giocatore della storia dello United. È strano? Ma forse no, forse è giusto così. Si e' lasciato alle spalle campioni del calibro di George Best e Bobby Charlton. Nella classifica delle leggende dello United, stilata attraverso i voti dei lettori del magazine ufficiale Inside United e del sito del club, Giggs ha battuto Eric Cantona (secondo) e George Best (terzo). Solo quarto Charlton: a seguire Cristiano Ronaldo, Paul Scholes, David Beckham, Roy Keane, Peter Schmeichel e, decimo, Wayne Rooney. Ovviamente ciascuno puo' avere opinioni differenti, ma non mi sarei mai aspettato un simile risultato soprattutto perche' ci sono tanti grandi campioni in classifica, commenta Giggs. Chi avrei votato io? Al primo posto Scholes, quindi Keane e Schmeichel'. Con la maglia dello United Giggs ha vinto, tra l'altro 11 Premier League, due Champions League, una Coppa Intercontinentale e un Mondiale per Club. 
Quando penso a Ryan Giggs penso ad un rubino perfetto su una collana di rubini perfetti. La parte ideale di un tutto ideale. Credo che questa sia l’essenza del gioco del calcio: il talento al servizio degli altri. Per tutti gli anni ’90 Giggs è stato l’ala sinistra della squadra più forte d’Europa. Un ingranaggio perfetto in cui ogni elemento era complementare all’altro, senza sbavature. In un’Inter – Manchester United mi ricordo che i giocatori di Ferguson si muovevano come se fossero delle marionette, all’unisono. Un 4-4-2 di pupi guidati da un deus ex machina che ne manovrava ogni singolo movimento e, mi verrebbe da dire, anche pensiero.
Dei Red Devils, il ragazzo di Cardiff è diventato il simbolo. Non come un trofeo da mostrare solo nelle occasioni di gala, ma qualcosa di ancora più speciale che va oltre le vittorie ed i bei gol. È un racconto, un bel racconto che i mancuniani si passano di bocca in bocca in un uno di quei fumosi e scuri pub inglesi tra una pinta di birra e uno short di whisky sour. Una di quelle storie che inizia sempre con un “Ti ricordi quando …” e finisce con una smorfia che somiglia ad un sorriso. Alla fine ci accontentiamo di poco noi tifosi, ci basta questo. Più lo racconti, più l’ascolti e più ti rendi subito conto che è tutto qui il senso del calcio.
E ' notizia di qualche giorno che  Ryan Giggs, sia stato nominato nuovo Commissario tecnico del Galles. Ha firmato un contratto di quattro anni con la Federazione del Dragone. Giggs ha preso il posto di Chris Coleman, che si è dimesso nello scorso novembre, per sedere sulla panchina del Sunderland, dopo avere mancato la qualificazione alla fase finale dei Mondiali in Russia.
Finora Giggs, 64 presenze con il Galles in carriera, ha allenato solo per un breve periodo il Manchester United, le quattro partite conclusive della stagione 2013/14, dopo l'esonero di David Moyes. Ryan Giggs, magro come un chiodo, un filo di barba, uno dei piedi sinistri più raffinati della storia del calcio ha trovato nello yoga l’elisir per giocare ad alti livelli anche alla sua età. Questa sua precisa scelta che gli ha consentito di contrastare il declino fisico allungandogli la carriera è la miglior risposta a quell’esercito di cinici, bari e truffatori che cercano nel doping la scorciatoia per arrivare al successo. Lui è riuscito a goderselo a lungo: più di mille gare con la maglia del Manchester United, una galleria di trofei da far invidia a un collezionista d’arte ed è il giocatore più decorato della Premier.
fonti varie
Marcello Spadola

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