Fabio Pecchia è l’uomo scelto da Setti per riportare il Verona in Serie A. Il presidente è rimasto colpito dall’ex vice di Benitez, inoltre ha già lavorato con Fusco – che sostituirà Bigon nel ruolo di Direttore sportivo.La formazione veneta centra la promozione al primo colpo e torna subito in A dopo una sola stagione di B. Costruita per dominare il campionato, non ha deluso le attese e fino all’ultimo si è giocata la coppa “Ali della Vittoria” con la Spal. Allenare la squadra favorita in assoluto ha i suoi pro e i suoi contro. Lo ha scoperto Fabio Pecchia che al primo colpo ha centrato l’obiettivo, la promozione in Serie A. Pecchia è stata… «Una grande emozione. Probabilmente ancora dobbiamo metabolizzare questo passaggio. Ora è ancora troppo presto, stiamo riordinando le idee.» Dicevamo, essere la squadra da battere può mettere addosso una pressione difficile da gestire… «È stata una stagione impegnativa, difficile, non tanto perché eravamo i favoriti, che poteva essere uno stimolo in più e per me lo è stato, ma perché bisognava ricreare in società e in tutto l’ambiente l’entusiasmo sparito dopo
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Fabio Pecchia un avvocato in panchina
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Pazzini e Pecchia
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una retrocessione pesante come quella dello scorso anno.» Beh… Missione compiuta! Quando avete avuto la consapevolezza di potercela fare? «Intanto abbiamo fatto un gran ritiro precampionato che ci ha permesso di avere un grande approccio alla stagione. Siamo partiti molto bene questo un po’ ha ricreato i presupposti per continuare su quella strada oltre a ripotare l’entusiasmo in città. Tutto ciò ci ha permesso di arrivare a ottobre novembre in ottima forma, come dimostrano i risultati. Poi il rush finale è stato importante.» Insomma… una stagione trionfale… «Quando si vince un campionato vuol dire che qualcosa di buono è stato fatto, considerando anche la difficoltà di un torneo come quello di B. In squadra c’erano tanti giocatori con enormi potenzialità. In squadra, poi, avevamo una certezza, il nostro capitano Giampaolo Pazzini, che è stato decisivo anche per la crescita di molti giocatori di nostra proprietà. Questo è importante perché c’è stata la crescita del patrimonio societario, sono cresciuti ragazzi che non si erano ancora definitivamente affermati, ma oggi Daniel Bessa, Mattia Valoti e Mattia Zaccagni sono delle certezze. E fanno parte del nostro patrimonio del club.» In A per Rimanerci Quindi possiamo dire che la base su cui lavorare per la prossima stagione è solida. «C’è una base, ma più che altro una cultura del lavoro che in questi dieci mesi è stata costantemente alimentata e non va persa. Su questo bisogna continuare a insistere. Resta il fatto che il Verona in Serie A è una neopromossa e quindi si dovrà affacciare al campionato come tale. Con lo spirito e Anche per lei sarà la prima volta in Serie A da primo allenatore! «Sono cresciuto anche io dal punto di vista personale e professionale. L’ambiente è molto stimolante. Vivere dieci mesi in questo modo, dovendo anche far fronte a difficoltà importanti mi ha permesso di crescere sotto molti punti di vista. Arrivati in Serie A bisogna dimostrare di poterci stare.» Ultima cosa… L’anno prossimo tornerà il derby con il Chievo… «Posso immaginare come la città viva il derby. Anche perché quest’anno ho avuto modo di assaggiare l’ambiente nella doppia sfida con il Vicenza. E ho capito cosa vuol dire vincere, con il grande entusiasmo che si è acceso intorno a noi, ma ho visto anche cosa significa deludere il pubblico. I nostri tifosi sono fantastici, nelle ultime partite al “Bentegodi” sono venute a spingerci verso l’obiettivo più di ventimila persone. È una cosa che spesso non succede nemmeno in A.»
fonti varie
Marcello Spadola
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