Il Football di Marcello Spadola: Joshua Kimmich il "Polivalente"
Intelligenza, tranquillità, comprensione superiore del gioco, versatilità, gioco a testa alta, visione periferica sono le qualità che, concentrate in un giovane calciatore di appena 21 anni, già titolare del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca, hanno indotto l'Alfiere bianconero a posizionarlo in "controluce " per meglio delinearne i contorni.
Agli ultimi Europei, in Francia, nella partita Francia - Germania la fascia destra dei bianchi viene affidata da Low ad un imberbe giovane di belle speranze : Joshua Kimmich. Chiamato a 21 anni a raccogliere una eredità pesantissima, quella dell'eterno Lahm, sul campo si muove già da veterano. Alcune riviste specializzate ne sottolineano la tranquilla padronanza di più di quattro ruoli e ne evidenziano margini notevoli di miglioramento visto che sembra fare tesoro di ogni singolo istante passato sul terreno di gioco. Giovane promessa del calcio tedesco, si è fatto rapidamente largo nell’elité del calcio europeo, diventando titolare nel Bayern e nella Nazionale. Nell’era dei giocatori versatili gli allenatori si soffermano ancora troppo sugli aspetti tecnici e fisici, ma la giovane carriera di Kimmich è un vero e proprio manifesto di quanto l’intelligenza possa fare la differenza sul
rettangolo verde, cancellando i limiti e superando gli schemi tradizionali.
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Joshua Kimmich nasce nel 1995 a Rottweil , la città che ha dato il nome ai "rottweiler". Inizia a dare i primi calci al pallone al Bösingen per poi trasferirsi nelle giovanili dello Stoccarda, che a sua volta lo cede al Lipsia, una delle franchigie della Red Bull. A rendere Kimmich unico è la tranquillità. Controlla il pallone con l’esterno destro, ha sempre la testa alta per scrutare il movimenti dei compagni e degli avversari, molte volte guida la squadra con parole e gesti. È uno di quelli che sembra avere una comprensione superiore del gioco rispetto al resto dei calciatori in campo, e non ha nemmeno la timidezza per nasconderlo all’esterno. Una saggezza tranquilla che ha mantenuto anche al Bayern Monaco, quando ha iniziato ad avere migliaia di occhi puntati addosso. Anche senza il pallone è estremamente intelligente. Quando gioca da centrocampista non lo si vede quasi mai camminare: una corsa dal ritmo regolare e continuo che gli permette di essere sempre vicino al pallone, a disposizione dei compagni.La stagione alle dipendenze dell'allora allenatore del Bayern Monaco Pep Guardiola è innegabile che sia stata fondamentale per la sua carriera. Dopo che aveva giocato praticamente in tutti i ruoli del centrocampo del RB Lipsia, Guardiola, ritrovatosi a fare i conti con una lunga lista di infortunati lo ha proposto come difensore centrale. Kimmich, che del centrale non aveva nemmeno il fisico, si è messo diligentemente a disposizione del suo allenatore ed in brevissimo tempo, facendosi valere giocò sia in una difesa a tre che a quattro.
Salutato Guardiola trasferitosi al Manchester City, Kimmich si è messo a disposizione del suo nuovo allenatore, Carlo Ancelotti. Come era lecito aspettarsi, con "Carletto" il Bayern ha smesso di proporre settimanalmente sistemi di gioco differenti e quasi tutti i calciatori hanno trovato una collocazione tattica più precisa. Tutti, tranne il 21enne ex Lipsia, che è sì tornato a giocare da centrocampista interno, ma non senza aver prima giocato nuovamente da difensore centrale, terzino destro e mediano davanti alla difesa. Che Kimmich sia un calciatore intelligente e con una comprensione superiore del gioco tutti, dagli addetti ai lavori sino all'ultimo dei tifosi gliene danno atto. Lo sforzo a cui lo ha costretto Guardiola lo ha fatto crescere ulteriormente sotto questi punti di vista e anche se non gioca più da centrale ha fatto tesoro di quella esperienza. Il fatto di aver compreso in prima persona i compiti e le difficoltà di un difensore lo ha reso più bravo nello smarcarsi e nel fornire un’opzione di passaggio ai propri compagni durante la fase di uscita.
Il calcio del terzo millennio richiede giocatori sempre più versatili: l’analisi sempre più approfondita dell’avversario determina l’impiego di strategie diverse a seconda della gara, costringendo i singoli calciatori ad adattare il proprio gioco di partita in partita. I frequenti avvicendamenti in panchina, ma anche i vari cambi di formazione a cui assistiamo di settimana in settimana, richiedono rose duttili e calciatori multi-uso, tanto che sono ormai pochi i giocatori che si possono definire veri e propri specialisti di un determinato ruolo. Le dichiarazioni di apprezzamento da parte di Guardiola su
Kimmich non sembrano lasciar dubbi sulle sue qualità. Per Pep il nostro Joshua come regista già adesso rasenta la perfezione e sotto il profilo difensivo dice "Lui ha tutto, può fare qualsiasi cosa e dà tutto. Può difendere contro qualsiasi giocatore al mondo." Su chi è Joshua Kimmich, o almeno chi è oggi, in molti dichiarano " Un vertice basso di un centrocampo a tre, ruolo che gli permette di gestire il possesso in tutta la sua totalità, evitandogli di coprire porzioni eccessive di campo come in un centrocampo a due". Nella scheda di Transfermarkt si legge ‘Ruolo naturale: Mediano’. Ed è strano perché Kimmich, che ha compiuto 21 anni a febbraio, è nato terzino destro ed ha disputato la maggior parte delle partite da titolare in Bundesliga e Champions League da difensore centrale. Low il selezionatore dei bianchi di Germania, alla ricerca dell’erede di Lahm ha pensato, bene direi, visti i risultati, di tappare quel buco impiegando Kimmich, nonostante i vivai nazionali trabocchino di talenti ma nessuno che fosse all’altezza degli altri titolari di Nazionale. Come vedete le idee-convinzioni espresse da più parti sul giovane Kimmich danno l'impressione di essere "convergenze parallele" idee cioè condannate a convergere sulle sue qualità da "Top player" ma a non incontrarsi mai, restando tutte parallelamente vive, sul suo ruolo in campo. Almeno...sino a quando...Joshua........
fonti varie
Marcello Spadola
Agli ultimi Europei, in Francia, nella partita Francia - Germania la fascia destra dei bianchi viene affidata da Low ad un imberbe giovane di belle speranze : Joshua Kimmich. Chiamato a 21 anni a raccogliere una eredità pesantissima, quella dell'eterno Lahm, sul campo si muove già da veterano. Alcune riviste specializzate ne sottolineano la tranquilla padronanza di più di quattro ruoli e ne evidenziano margini notevoli di miglioramento visto che sembra fare tesoro di ogni singolo istante passato sul terreno di gioco. Giovane promessa del calcio tedesco, si è fatto rapidamente largo nell’elité del calcio europeo, diventando titolare nel Bayern e nella Nazionale. Nell’era dei giocatori versatili gli allenatori si soffermano ancora troppo sugli aspetti tecnici e fisici, ma la giovane carriera di Kimmich è un vero e proprio manifesto di quanto l’intelligenza possa fare la differenza sul
rettangolo verde, cancellando i limiti e superando gli schemi tradizionali.
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Salutato Guardiola trasferitosi al Manchester City, Kimmich si è messo a disposizione del suo nuovo allenatore, Carlo Ancelotti. Come era lecito aspettarsi, con "Carletto" il Bayern ha smesso di proporre settimanalmente sistemi di gioco differenti e quasi tutti i calciatori hanno trovato una collocazione tattica più precisa. Tutti, tranne il 21enne ex Lipsia, che è sì tornato a giocare da centrocampista interno, ma non senza aver prima giocato nuovamente da difensore centrale, terzino destro e mediano davanti alla difesa. Che Kimmich sia un calciatore intelligente e con una comprensione superiore del gioco tutti, dagli addetti ai lavori sino all'ultimo dei tifosi gliene danno atto. Lo sforzo a cui lo ha costretto Guardiola lo ha fatto crescere ulteriormente sotto questi punti di vista e anche se non gioca più da centrale ha fatto tesoro di quella esperienza. Il fatto di aver compreso in prima persona i compiti e le difficoltà di un difensore lo ha reso più bravo nello smarcarsi e nel fornire un’opzione di passaggio ai propri compagni durante la fase di uscita.
Il calcio del terzo millennio richiede giocatori sempre più versatili: l’analisi sempre più approfondita dell’avversario determina l’impiego di strategie diverse a seconda della gara, costringendo i singoli calciatori ad adattare il proprio gioco di partita in partita. I frequenti avvicendamenti in panchina, ma anche i vari cambi di formazione a cui assistiamo di settimana in settimana, richiedono rose duttili e calciatori multi-uso, tanto che sono ormai pochi i giocatori che si possono definire veri e propri specialisti di un determinato ruolo. Le dichiarazioni di apprezzamento da parte di Guardiola su
fonti varie
Marcello Spadola
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