Marcello Spadola: Penna, inchiostro e calamaio.
Sin dagli albori della civiltà, scrivere è stato considerato un vero e proprio rito. La scrittura a mano costituisce indiscutibilmente il primo vero mezzo di autoaffermazione della specie umana, in quanto ha facilitato, nel corso dei millenni, la comunicazione tra gli individui e favorito la trasmissione di informazioni e testimonianze dalle generazioni passate a quelle future. "Chi scrive a mano usa il cervello più di chi digita" è il titolo di un articolo di Elena Meli sul Corriere Salute, sezione psicologia. "... scrivere a mano accende il nostro cervello molto più che digitare su una tastiera. Scrivendo su carta gli occhi e i movimenti della mano seguono la creazione della lettera "s"... E questo accende molte più aree cerebrali rispetto a digitare la stessa "s" al computer".
I bambini nati dopo il 2000, "i nativi digitali", rischiano di "dimenticare abilità utili nella realtà quotidiana quali allacciarsi le scarpe o andare in bicicletta". Scrivevo due domeniche fa "Il problema sarà allacciarsi le scarpe". E lo ribadivo in un messaggio privato a un "forumista" il quale rispose con umorismo "ho solo scarpe con il velcro"!!! Conclude l'articolo "... il pc in classe al posto dei libri: la risposta non è univoca, ma di certo il computer è una risorsa non trascurabile". E poco prima "Una volta imparate le lettere, però, a noi interessa che un bimbo impari a esprimere per iscritto concetti e idee. In questo caso il computer può rivelarsi un sostegno prezioso ...". Anche noi, dotati di buon senso, possiamo affermare: prima si impara a fare di conto bene e poi si usa il pocket calculator. Insomma la giusta maionese di manualità e tecnologia. "Penna inchiostro e calamaio, dimmi il nome che vuoi tu" era un gioco-filastrocca di noi bambini chiassosi nel cortile di casa. E la premurosa mamma controllava il piccolo dalla Windows, non sapendo di essere una precorritrice delle nuove tecnologie "gugolanti"
fonti varie
Marcello Spadola.
Penna, inchiostro e calamaio |
fonti varie
Marcello Spadola.
Commenti
Posta un commento