I Viaggi di Football-Kharma: Il Nepal

Già... La telecamera. Non avevamo i permessi ma "tanto, il Mustang è un deserto!". Ho scoperto a mie spese che, in un cosiddetto deserto, nulla passa inosservato: tutti sapevano tutto di noi e, misteriosamente, le voci lungo le valli desertiche corrono, anche senza telefonino.
Ma tutti chi? Tutte le guide e tutti gli ufficiali di collegamento degli altri gruppi (ne abbiamo incontrati alcuni, composti soprattutto da vigorosissimi e atletici tedeschi, ma anche da italiani) e da tutti i tibetani incontrati per strada, nei villaggi o lungo i sentieri. Kharma, che ovviamente parlava la lingua, ci ha regalato il privilegio di comunicare con loro. E sono stati incontri densi, pieni di sorprese. Una volta abbiamo incontrato una signora anziana con la figlia. Naturalmente vestite con il loro costume tradizionale. Scendevano da Lo Manthang, l'ultima cittadina, la capitale del Mustang,


Nepal: Upper Mustang
Nepal: Jomsoom
Khatmandu: Charitu Cycle
ma sembravano arrivare da un altro tempo. Le facce rugose, gravi ma sorridenti. La pelle cotta dal sole e magari anche scurita dal fatto che le loro abitudini igieniche sono diverse dalle nostre (non suoni come una ironica critica, è difficile da capire, ma lassù anche a me non è mai venuta voglia di lavarmi la faccia; là si è puliti in un altro modo. Solo Piero si faceva la barba un giorno sì e uno no). Bene, quelle due donne uscite dal passato andavano, ovviamente a piedi, fino a Jomoson, poi da lì avrebbero preso un aereo fino a Katmandu, dove avrebbero acquistato mercanzia di scambiare e commerciare in India, per poi far ritorno nel Mustang con la prossima buona stagione! Un altro esempio: entriamo in casa di un signore, molto gentile, amico di Piero e di Kharma, il nipote del re del Mustang. Durante la chiacchierata, sia pure senza permesso, io estraggo la mia mini-camera digitale che, così piccola, poteva assomigliare ad una macchina fotografica: tanto, cosa vuoi mai che ne sappiano i Tibetani... Dopo il the al burro il gentile signore ci saluta e mi fa "Bella la telecamerina digitale. Quanti CCD ha? Comunque restiamo in contatto: io giù a Katmandu, dove passo l'inverno, ho l'e-mail." Magnifico, stupefacente Mustang! Appeso al cielo, sospeso fra passato remoto e presente. Gente che viene dal Medio Evo e si spinge nel terzo millennio senza complessi, senza paura, senza perdere l'identità. Grazie a tutto questo, grazie allo spirito tibetano indomabile e pieno di inziativa, forse si salverà dagli effetti negativi della globalizzazione. Forse i Tibetani (quelli del Tibet e quelli Mustang) riusciranno a resistere alla pressione pesantissima della Cina e a quella strisciante del Nepal. Speriamo, e possibilmente collaboriamo alla loro resistenza, perchè di roba da "salvare", in Mustang, ce n'è moltissima. Oltre alla gente, c'è la lingua, che non è insegnata più nelle scuole. Poi c'è da augurarsi che si mantenga integra la natura. Valli meravigliose, scorci stupendi. Colori "puliti", lavati dall'aria cristallina. Campi di riso e di orzo che sembrano dipinti da un pittore sul fondo delle valli. Campi coltivati con una tecnologia identica a quella di cento, mille, duemila anni fa. E poi i monumenti: Tsarang e Manthang sono piccole città meravigliose, antiche città-stato con palazzi e luoghi sacri costruiti della stessa terra sulla quale sono poggiati, in un'armonia cromatica trasgredita e nel contempo celebrata solo dalle file di bandierine di preghiera, coloratissime. E rese brillanti dai riflessi dei cilindri metallici dove stanno scritte appunto le preghiere che, passando, ognuno fa girare
In alcuni villaggi in cui Piero e Kharma mi hanno portato (per esempio Tange) m'è venuto quasi da piangere e mi son detto "Qui ci devo portare Zoe, ma mia bambina, prima che cresca del tutto". Perchè il paesaggio e le persone erano quelle archetipiche delle favole. Ero nello "scenario assoluto", nel luogo che pensavo potesse appartenere solo al mondo delle idee e della fantasia. Ero nel libro in cui abitano i piccoli eroi delle fiabe (i bambini e le bambine con le treccine e la goccia al naso e gli occhioni sgranati), dove abitano le Principesse (le ragazze sorridenti, bellissime) o le Streghe buone (le donne anziane che ti offrono il the o che fanno da mangiare sedute per terra nelle cucine nere) o i Lupi (i mastini tibetani da cui è bene stare alla larga) o gli Orchi (i buoi con il pelo lungo e i cornoni) Ecco: la domanda è questa. "Il Mustang esiste davvero?" Io, dopo esserci stato, ancora me lo chiedo.
fonti varie, dal diario di un "Viaggiatore"
Marcello Spadola

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