A Pesaro, da dove abitavo, il mare distava in linea d'aria, duecento metri circa e lo raggiungevo in pochi minuti. Ne respiravo l'aria dal profumo intenso, ne ammiravo la bellezza e ne subivo il fascino. Il mio mare, l'Adriatico ha il fondo sabbioso e caratteristiche opposte a quello di Siracusa in cui Enzo Maiorca, uomo a volte anche spigoloso, ha compiuto le sue mirabolanti imprese. Così, quando la televisione negli anni '60 dette la notizia che il siracusano Enzo Maiorca arrivò immergendosi
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Enzo Maiorca |
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1962 - The first free dive to 50 metres |
in apnea alla profondità di 45 metri, battendo il record detenuto dal brasiliano Amerigo Santarelli, rimasi incredulo prima e ammirato poi. Pensavo infatti a come i miei polmoni, per una immersione di pochi metri in cerca di "cannelli" dopo circa un minuto e mezzo cominciassero a reclamare aria. Enzo, l'uomo innamorato del mare,iniziò ad immergersi all'indomani dello sbarco americano nell'agosto del 1943 quando, raccontava, "Trovai nei campi vicino a casa mia una maschera antigas pensando di poterla usare così com'era ma l'acqua entrava da tutte le parti. Cercai di adattarla con l'aiuto di un uomo che aveva un negozio di biciclette alla Marina sigillandola col mastice, fil di ferro e tanta buona volontà. Si trattò di un amore fisico perchè mi innamorai della sua bellezza e da allora l'ho frequentato ogni giorno della mia vita" "Il mare è stata la mia seconda casa confessava - io gli sono grato" Le dichiarazioni del sindaco della sua città sono particolarmente aderenti allo spirito di Enzo "All'alba di oggi, in una di quelle giornate di sole in cui il mare del porto grande a Siracusa sembra immobile, ci ha lasciato un nostro grande concittadino. Grazie Enzo Maiorca, buon viaggio"- "Un personaggio che ho conosciuto per la sua storia sportiva ma a me ha colpito l'uomo Maiorca, la sua sensibilità sui temi dell'ambiente. Un uomo come lui ci mancherà". Mancherà, aggiungo io, non il "Re degli abissi" come molti media lo definiscono, ma l'uomo che ha amato e rispettato le sue profondità, dove, forse, cercava risposte su se stesso. Una passione, quella per il mare, che lo aveva catturato da bambino anche se, confessò, il rispetto sconfinava con la paura " Se mi affascina vedendo solo l'aspetto superficiale, diceva, chissà come sarà di sotto". L'Apnea lo sport di cui Enzo
Maiorca era recordman di immersioni e di cui ha scritto pagine storiche, nasce nella notte dei tempi, come capacità di adattamento dell’uomo all’ambiente che lo circonda, ma anche come mezzo per soddisfare il bisogno di cibo dell’uomo. Dai Romani in poi, inoltre, dava la possibilità di boicottare le azioni degli avversarsi durante i combattimenti sul mare. La sua storia umana e sportiva, parte quindi, posso dirlo, dall’amore per il mare,dalla lunga frequentazione che ne ebbe e, soprattutto, dall’atteggiamento rivoluzionario che gli permise di spostare i limiti dell’umano, anno dopo anno.Il primo successo, dicono gli annali, è del 1960 quando tocca -45 metri che aprì una sfida con il brasiliano Santarelli, il quale, dopo pochi mesi, raggiunse i -46 metri. Il primato ebbe breve durata perché, a distanza di due mesi, Maiorca spostò l’asticella raggiunge i -49 metri. La sfida di Maiorca non fu al mare, quanto piuttosto a se stesso, alla capacità dell'uomo di raggiungere traguardi impensabili fino a quel momento. Una sfida che lo ha visto in prima linea fino al 1976, anno in cui
le epiche sfide con il rivale di sempre Jaques Mayol furono a lungo protagoniste del mondo dello sport, poi, nel 1976, il ritiro e il ritorno nel 1988 quando arrivò fino a 101 metri all'età di 57 anni.Tutto ciò senza mai dimenticare di insegnare, anche a chi non sapeva neanche tuffarsi, che il mare non è solo amore: è cultura per un popolo che vive in una terra circondata quasi completamente dal mare e, come tale, va rispettata tutelata e salvaguardata. Quel mare "che dà e toglie" come diceva spesso davanti alle tragedie nel Mediterraneo di questi ultimi anni legate all'immigrazione clandestina. "Non riesco a comprendere come si possa restare in silenzio davanti alla morte di uomini, donne e bambini come si possa restare solo a guardare il mare dei morti. Quest'indifferenza, mi lascia dentro una grande indignazione". Terminata la carriera agonistica si è dedicato all'impegno ambientalista divenuto nel tempo la sua nuova passione. Nel 2006 ha ricevuto la medaglia d'oro al merito di Marina per le sue gesta sportive e la difesa dell'ambiente.WWF, Legambiente in queste ore ne ricordano la lotta a difesa della bellezza mentre Natura Sicula sottolinea il suo impegno contro il cemento sul Porto grande di Ortigia e le trivellazioni nel Mediterraneo. "Fieri di averti avuto accanto" dichiarano i volontari di Greenpeace Italia e al Foro italico di Roma, un omaggio sulla "Walk of fame" da parte di Ernesto Cataldi, siracusano, amico del campione e già vicecomandante della Capitaneria di Porto. Maiorca amava definirsi "marinaro" e mi piace concludere il ricordo di questo "gigante degli abissi" con queste parole a lui molto care, quasi righe di un testamento, "Porto il mare dentro me sin da bambino e anche il primo incontro con mia moglie è stato tra gli scogli di Ortigia e Grottasanta tra il mare della mia città".
fonti varie
Marcello Spadola
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